Sulle sponde del lago delle stelle: quando un libro crea solidarietà
di: Edizioni Miele
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Come nasce questo libro?
Ero giovane, avevo circa venti anni, con il mondo ai miei piedi e migliaia di progetti in testa come tutti i giovani di quella età. Amavo viaggiare ed ebbi l’opportunità, ma oggi lo definisco il privilegio, di recarmi in Malawi. Conobbi la parte ricca delle comunità bianche che avevano costruito le loro fortune con sacrifici inimmaginabili, soprattutto pensando all’Africa di tanti anni fa e ai mezzi con i quali si recarono giù, e la parte povera, quella delle Missioni, dove i padri monfortani lottavano ogni giorno contro difficoltà di ogni genere.
Un’esperienza senza dubbio toccante. Ma come mai hai deciso di tradurla in un libro?
Come mia abitudine, scrissi un diario di viaggio con tutte le mie sensazioni, i luoghi che avevo visto, le emozioni che avevo provato di fronte allo splendore di un tramonto o di fronte alla disperazione dei profughi del Mozambico. Ci tornai con mio marito qualche anno dopo e constatai che qualche cosa stava peggiorando con il cambio al governo e la cacciata dei bianchi dal paese. Erano troppo pochi i locali in grado di prendere in mano le redini dell’amministrazione politica ed economica ed iniziava il declino. Oggi le cose vanno migliorando.
Poi cosa è successo?
Ogni tanto riprendevo questo diario e lo rileggevo, lo rielaboravo e lo riponevo. Ogni volta rivivevo quei momenti così emozionanti, rivedevo quei colori straordinari, risentivo quei profumi intensi e quegli odori non sempre gradevoli ma sicuramente caratteristici. Mia figlia adolescente mi chiese di leggerlo, incuriosita dalla mia perseveranza di sfogliare quelle pagine di tanto in tanto: non potevo mostrarglielo così come era, troppo personale.. decisi di riscrivere quell’esperienza sotto forma di romanzo.
Cosa ha voluto dire per te quel viaggio?
Con il tempo mi sono resa conto che quel viaggio ha cambiato la visione che avevo della mia vita. Quell’esperienza ha influito su tutte le mie scelte future, lavorative, sociali, di educazione dei miei figli. Non è possibile dimenticare la bellezza di un paese come quello, la sua contraddizione: sono stata contagiata anche io dal cosiddetto mal d’Africa! Coloro che ci sono stati, potranno confermarlo. Mi dissi che era un’esperienza che avrebbero dovuto fare molti dei giovani di oggi, non come una punizione perché non è loro la colpa di questa eccessiva superficialità di vivere, ma come opportunità per crescere.
Sarebbe bello, ma è molto difficile.
Me ne rendo conto e come mi rendo conto che non tutti hanno la possibilità di fare un viaggio in Africa che non sia solo per turismo. Così mi è venuto in mente di condividere questa mia esperienza con loro, usando un linguaggio che poteva raggiungerli, mi riferisco soprattutto agli adolescenti, ma anche ad un pubblico romantico. Avendo una figlia di quella età vedo ogni giorno che il sentimento trainante del loro mondo è l’amore, le passioni, fanno tutto con molto entusiasmo (anche purtroppo quando intraprendono vie sbagliate). Allora ho scritto questa storia d’amore e di grande amicizia che non ha la pretesa di insegnare chissà cosa, ma semplicemente di far conoscere una realtà non sempre messa in evidenza.
Raccontaci dunque della storia. Dove si svolge in particolare?
Il tutto si svolge SULLE SPONDE DEL LAGO DELLE STELLE (da cui il titolo del romanzo), il lago Nyassa, così chiamato da David Livingstonegià nel 1859 quando risalì dallo Zambesi il fiume Shire e si trovò in questa immensa massa di acqua. Decise di chiamarlo così poiché le sue acque limpide riflettevano ogni raggio di sole o di luna, ogni scintillio proveniente dall’alto come fossero tante piccole stelle.
Chi sono i protagonisti?
Due giovani molto diversi tra loro per cultura ed estrazione sociale, che però si trovano uniti da un obiettivo comune che li legherà sempre di più. In particolare il ragazzo è un giovane, ormai non più tra noi, rimasto paralizzato dalla quinta vertebra cervicale in giù, per un salto effettuato durante un allenamento di pallavolo seguito da una rovinosa caduta.
La protagonista nasconde un tragico segreto. Si troverà a vivere questo duplice sentimento verso questo giovane e verso questa terra meravigliosa ed inquietante. Proverà il dolore della delusione di fronte agli sforzi a volte vani, di un missionario che lotta per salvare la sua missione. Proverà la fatica psicologica di affrontare dei problemi che da noi non sarebbero neanche considerati tali, ma che là diventano enormi. Proverà cosa vuol dire mettere in secondo piano in problemi personali per aiutare i più sfortunati. Il tutto in una cornice davvero spettacolare offerto dalla Natura, dove può ancora regnare incontrastata, con tutti i suoi pericoli e le sue insidie ma anche con la sua prorompente bellezza. Il loro sentimento sarà messo alla prova durante un breve ritorno nel mondo civilizzato che paradossalmente farà risaltare ancor di più la componente genuina di quello africano, dove alcuni valori sono ancora incontaminati: amore, amicizia, solidarietà.
È autobiografica?
Solo i particolari del viaggio e le sensazioni sono autentiche, così come le ho vissute io in un Malawi di venti trenta anni fa. I protagonisti sono persone che ho realmente incontrato, anche se in un contesto diverso, ma che mi hanno ispirato.
Una storia un po’ forte.
Nella drammaticità della situazione e della storia, non mancano spunti divertenti e frivoli, proprio per non annoiare il lettore con i problemi che tutti ormai conosciamo. Ho cercato di riportare l’allegria di questo missionario che ho realmente conosciuto, un uomo straordinario capace di sorridere laddove noi ci dispereremmo per delle esigenze create da noi stessi. Un uomo in cui era evidente che la forza per donarsi completamente agli altri non ha origini solamente umane ma divine: e ve lo posso assicurare perché è veramente una cosa difficilissima misurarsi ogni giorno con quella vita.
Mi dicevi che il libro ha anche uno scopo benefico.
Come vi dicevo quell’esperienza non mi ha lasciata indifferente. Purtroppo ho visto personalmente come molti aiuti che arrivano in questi Paesi, restano bloccati in qualche posto e non arrivano a chi ne ha veramente bisogno e a volte sono gli stessi governi ad impadronirsene. Così ho deciso che parte del ricavato del libro andrà in beneficenza ai bambini africani direttamente, tramite persone che vivono ed operano tra l’Italia e questi paesi.
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Barbara MieleFonte: Article-Marketing.it
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