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Naturopatia e disintossicazione

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di: aperion
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Sulla scia del pensiero di Rousseau, in Germania, alla fine del Settecento, si prospettava un ritorno allo “stato naturale” e il ricorso alla “cura naturale” per poter vivere felici in salute.

Alla fine del 1800 si sviluppò il concetto che ogni malattia fosse il risultato dell’accumulo di sostanze tossiche nell’organismo. I sintomi segnalavano i siti nei quali le tossine si accumulavano o cercavano di uscire. “Le malattie erano interpretate come uno sfogo di tossine. Si pensava che quest’ultime fossero immagazzinate nel grasso corporeo e che venissero liberate nei periodi di dimagrimento. La carne, il cibo fermentato e il caffè, insieme ad altre sostanze, si riteneva producessero putrefazione e avvelenamento interno”. (Bratman S., 1999, p. 93).

Tale principio si tramutò ben presto in dottrina sino all’esasperazione, e il procedere si sviluppò con: bere grandi quantità di acqua per pulire i reni, clisteri di caffè per “lavare il fegato” e per pulire gli intestini, digiuni, saune, il tutto per disintossicare l’organismo.

Con la revisione della fobica dottrina dell' intossicazione, nel tempo si è sviluppato un pensiero che a tutt’oggi resta un valido riferimento nel trattamento naturopatico da parte del naturopata.

In un individuo sano si presenta uno scambio equilibrato tra assimilazione ed eliminazione; la rottura di tale equilibrio è causa di malattie, comprese quelle infettive, essendo il terreno biologico alterato, favorevole all’instaurarsi di agenti patogeni, secondo la medicina tradizionale, espressione del pensiero naturopatico, per poter ripristinare il giusto equilibrio bisogna intervenire guidando il paziente alla scoperta e successiva correzione dello stile di vita, tenendo conto anche dell’aspetto psichico e sociale, ricordando che i cattivi pensieri, i timori, la paura e le tensioni sociali intossicano forse ancor più delle condizioni oggettive quali il cibo.

L’affermazione che le malattie siano causate dall’accumulo di sostanze tossiche nel corpo è proprio dell’igienismo. Il sistema igienista nacque verso la metà dell’Ottocento negli U.S.A., fondatori furono S. Graham, I. Iennings e R.T. Trall. L’igienismo persegue il fine del mantenimento e recupero della salute, ricorrendo a sistemi e pratiche naturali, opponendosi alla medicina allopatica, ovvero al farmaco di sintesi. Nell’igienismo l’organismo umano sa “curare” se stesso, attuando processi insiti nella natura. Per certi versi si può sovrapporre l’igienismo alla naturopatia, tanto tra loro si rintracciano moltissimi elementi in comune.

Ricordiamo che il pensiero igienista nacque e si sviluppò contemporaneamente all’idroterapia, omeopatia, osteopatia e mesmerismo, pratiche che convergeranno anche nell’igienismo. Lo scopo principale dell’agire igienistico in caso di malattia è l’intervento disintossicante attraverso vie e pratiche naturali.

Un organismo liberato dalle tossine chimiche e mentali, in un ambiente rinnovato e sano, recupera spontaneamente, per vie naturali, lo stato di benessere totale, ovvero a livello fisico, psichico, energetico e sociale. Il risultato finale è sempre dovuto al processo di autoguarigione avviatosi. Le vie d’azione elettive per procurare l’eliminazione sono rintracciate in organi il cui compito consiste proprio nell’allontanare i cataboliti, tali organi vengono chiamati emuntori e sono: intestino, reni, polmoni, fegato, pelle.

In naturopatia certe affezioni, ad esempio cutanee quali la foruncolosi e gli eczemi, non vengono trattati come patologie, ma quali sintomi esplicativi di una attività emuntoriale straordinaria.

Il termine assegnato ai processi di intossicazione è quello di “tossiemia”, ad indicare l’accumulo di sostanze di scarto che devono essere eliminate. La tossiemia si presenta a due livelli, una è dovuta ai processi metabolici con produzione naturale di sostanze di scarto (i cataboliti); l’altra è causata dagli errori che l’individuo compie attraverso l’alimentazione errata e lo stile di vita insalubre. Non è questa la disamina di questo argomento: mi limito a trattare gli aspetti indispensabili alla discussione naturopatica.

La teoria della tossiemia fu elaborata dall’igienista J.H. Tilden (1851 – 1940), e dai suoi scritti leggiamo: “Nel processo costitutivo dei tessuti – metabolismo - c’è la costruzione delle cellule – anabolismo – e la distruzione delle cellule – catabolismo. I tessuti distrutti sono tossici, e quando si ha una buona salute e l’energia nervosa è normale, i rifiuti sono eliminati dal sangue rapidamente. Quando l’energia nervosa è sprecata per cause fisiche, mentali o cattive abitudini, l’ eliminazione ritarda con una conseguente ritenzione di tossine nel sangue (tossiemia). Questo accumulo di tossine continuerà fino a quando l’energia nervosa non si sarà ristabilita grazie alla soppressione delle cause . La cosiddetta malattia è quindi lo sforzo della natura per eliminare le tossine dal sangue: tutte le cosiddette malattie sono delle crisi di tossiemia o disintossicazione”.

Per quanto concerne l’alimentazione in naturopatia leggiamo ciò che Robert J. Bloomfield scrive: “Tutti i sistemi di medicina contengono un elemento grande o piccolo di naturopatia. Il medico che consiglia al paziente di smettere di bere o di fumare agisce naturopaticamente; lo stesso fa il dentista che consiglia a una madre di dare meno dolci al suo bambino. Una dieta strettamente naturopatica esclude tutti i cibi lavorati e raffinati, come farina bianca, riso bianco e zucchero bianco. In un mondo naturopatico ideale anche tutti i cibi ricchi e concentrati, come burro, crema, uova, formaggi grassi e grassi di origine animale sarebbero tabù. La riforma della dieta è un fattore determinante in ogni cura naturale”. (1984, p. 181).

Nelle società postindustriali, quindi anche in Italia, il luogo più a rischio per la salute è la “tavola”; l’alimentazione rappresenta uno dei fattori di rischio maggiori al mantenimento della salute. Malati ma godutamene soddisfatti nel palato.

La spesa per acquistare un libro, iscriversi ad un corso d’insegnamento è spesso ponderata, misurata e sovente rinviata; mentre i soldi spesi per mangiare sono sempre considerati ben spesi. I dati rilevati da una ricerca sulle abitudini alimentari degli italiani condotta nel 2001 rilevano che il 71,5% degli individui aderisce all’idea che i soldi spesi per mangiare siano i meglio spesi. Altro dato interessante che emerge da questa inchiesta è che l’80,4% è consapevole che il gran numerodi malattie sia da imputare all’alimentazione sbagliata: insomma, soddisfatti ma pentiti.

Per quanto concerne il procedere igienistico leggiamo: “La più drastica e potente riforma dietetica, benché temporanea, è il digiuno completo, che, sotto supervisione attenta, viene spesso applicato ad alcuni pazienti negli istituti di cura naturale. Anche un digiuno parziale viene a volte prescritto per aiutare il corpo a liberarsi da accumuli di tossine. Nel corso di un digiuno, solo acqua o succhi di frutta diluiti sono somministrati per alcuni giorni, mentre il corpo inizia il processo di eliminazione, ma una stretta supervisione è essenziale, perché il digiuno può dar luogo a una serie di effetti traumatici sia sul piano fisico sia su quello emozionale”. (Robert J. Bloomfield, 1984, p. 183).

Informazioni sull'Autore

Valerio Sanfo è Fondatore e Presidente Nazionale dell'A.E.ME.TRA., Associazione Europea di Medicine Tradizionali che organizza corsi di Alta Formazione per conseguire il diploma di naturopatia. Presidente del Coordinamento Nazionale delle Discipline Bionaturali CO.N.DI.B, Sanfo è autore del primo libro edito in Italia “Naturopatia e competenze del Naturopata”, in cui è esposto il pensiero dei fondatori della naturopatia e vengono forniti i termini fondamentali della competenza naturopatica.

Fonte: Article-Marketing.it

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